SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

La Sicilia, con il suo sviluppo costiero di poco più di 1000 Km, è la più estesa isola del Mar Mediterraneo.
Abbiamo già pagaiato in inverno l'arcipelago delle Isole Eolie, in estate quello delle Isole Egadi, più altri piccoli tratti di costa nei dintorni di Trapani, Catania e Palermo.
Ora è arrivato il momento di effettuarne il periplo completo: dal 19 luglio al 22 agosto saremo in navigazione attorno all'Isola.
Le percorrenze medie giornaliere sono stimate in circa 32 Km.
Se volete partecipare, anche solo per un periodo, sarete i benvenuti.
Tatiana e Mauro

lunedì 9 novembre 2015

Il calendario 2016 del viaggio

Dal sito di Tatiyak è possibile scaricare il calendario 2016 con una selezione di immagini del viaggio.

lunedì 21 settembre 2015

I Voyager tornano a casa!

La scorsa settimana hanno chiamato per dire che la Mauromobile era pronta.
Si era fermata sull'autostrada per Napoli, all'altezza di Caserta Nord, e non ne ha voluto sapere di raggiungere il porto per imbarcarsi, lei noi ed i kayak, sul traghetto per Palermo.
Al porto ci siamo arrivati sul carro attrezzi, appena dieci minuti prima della partenza del traghetto, e l'imbarco è stato uno dei più veloci di sempre!
Dopo cinque settimane di periplo dell'isola, l'auto non era ancora stata riparata. Così siamo dovuti tornare a casa in treno, zaino in spalla, lasciando l'attrezzatura sul camper di Marco&Laura di rientro a Reggio Emilia ed i kayak a Napoli in un gran bel posto, riparato, coperto e custodito.
Dopo altre cinque settimane, finalmente, la Mauromobile è tornata a casa, e con lei i nostri kayak!


Non che sia tornata da sola: sono dovuta andare a riprenderla.
Sono salita sul treno per Napoli, poi su un secondo treno per Caserta, poi su un autobuss di linea per Casapulla, dove dopo paziente attesa mi è stata consegnata la Mauromobile rinata! Poi la giornata era ormai finita e sono rimasta a dormire a Torre del Greco da Papele o' marenaro (l'amico che m'ha messo in kayak la prima volta e che ha provocato tutto questo!!!). Il giorno dopo sono andata ad Agnano a ritirare i kayak, che erano rimasti nel laboratorio fotografico di Francesco, e prima di risalire lentamente verso nord mi sono regalata un'uscita in mare col fotografo in questione, per testare i kayak sulle acque ballerine di Capo Miseno battuto da una gran bella risacca... ricordandomi, ormai troppo tardi, che il Voyager scarico è un kayak mooooolto instabile!
Ho poi fatto una seconda tappa di avvicinamento (e di rifornimento coccole, cibarie e delicatezze varie) a Latina dal Mammut e poi ho imboccato l'Aurelia fino a Genova (per continuare a godermi la vista del mare!), poi ancora l'autostrada fino a casa... insomma, una trasferta durata qualche giorno, ma alla fine i Voyager sono tornati a navigare sul Lago Maggiore!

venerdì 28 agosto 2015

I numeri del viaggio

Come tutti i viaggi, anche questo è arrivato a conclusione.
Con la Sicilia, abbiamo completato il periplo delle maggiori isole del Mediterraneo.
Al rientro, abbiamo fatto due conti:

5 settimane di vacanza
34 giorni di campeggio nautico
1020 km di navigazione in kayak (il viaggio sin'ora più lungo si tutti!!!)
41 km la tappa più lunga
11 km la tappa più corta (per la risacca del maestrale)
20 e + gli amici incontrati intorno all'isola
15 e + gli amici che hanno pagaiato insieme a noi
10 giorni di temporali con tanto di lampi, tuoni e secchiate d'acqua (ma mai di notte!)
1 giornata di sosta nella splendida riserva di Tindari (con Marco e Laura)
1 paio di sandali persi nella melma di Portopalo di Capo Passero (di Dario)
1 tappo del kayak rotto e riparato due volte (di Vincenzo)
1 sbarco "comico" nel dumping (di Andrea)
1 sacco di conchiglie regalate dal mare
1 Argonauta + 3 cipree regalate da Francesco (grazie!!!)
1 lunga fila di galleggianti trovati in mare (già infilati nella cima trovata in spiaggia)
1 rastrello giallo + 1 passino arancione + 1 innaffiatoio verde e arancio
3 formine dalle forme diverse da quelle dell'intera collezione (!)
1 nuova bellissima polena che ha viaggiato sul mio Voyager bianco
1 gavone pieno di legnetti spiaggiati e di vari "ritrovamenti marini"
1 serie preoccupante di irritazioni cutanee per l'acqua inquinata (mai trovata tanto sporca, peccato!)
1 mucchio di bellissime storie sull'isola più grande del Mediterraneo
1 sfilza di granite di caffè con panna e brioche
1 sacco di risate in ottima compagnia

Come sempre, siamo tornati più ricchi di prima, molto più ricchi di prima!
Grazie di cuore a tutti gli amici che hanno preso parte al viaggio:
insieme è stato molto più bello, divertente e... ricco!

domenica 23 agosto 2015

Rientro in salita...

Adesso che siamo a terra, le cose si complicano. Finché eravamo in kayak,
dovevamo pensare solo a pagaiare, a rabbonire il mare e a macinare
chilometri. Ora che abbiamo completato il periplo dell'isola ci tocca
risolvere una discreta serie di problemi, tutti relativi al trasferimento
via terra dalla Sicilia a casa...
Questo viaggio non sarebbe mai stato possibile senza l'aiuto prezioso degli
amici che ci sono venuti in soccorso nel momento del bisogno e molto
probabilmente si sarebbe interrotto ancor prima di cominciare.
La Mauro-mobile, infatti, invece di portarci fino a destinazione, cinque
settimane fa si è voluta fermare a Caserta: su un carroattrezzi abbiamo
raggiunto il porto ed in maniera rocambolesca siamo riusciti a prendere il
traghetto per Palermo, dove c'erano Dario & Vincenzo già pronti a sistemare
i nostri due kayak, tutta l'attrezzatura tecnica e le nostre stanche membra
sul furgone diretto alla Lega Navale Arenella.
È bastato mettere i Voyager in mare per riprendere energia e per assaporare
sin da subito il senso di libertà che il viaggio sa regalare. A darci la
carica, poi, sono state non solo le emozioni che di solito condiscono
un'avventura a così stretto contatto con la natura, ma anche e soprattutto
le decine di persone che abbiamo avuto la fortuna di incontrare durante
tutto il percorso.
Non ci era ancora mai capitato di condividere l'esperienza della
navigazione costiera con così tante pagaie, teste e braccia diverse: la
presenza in mare e a terra di tanti amici di kayak (e non solo!) ha reso il
viaggio molto più interessante, divertente ed animato del solito.
Avrebbe potuto rivelarsi una scelta azzardata, come aveva osservato
qualcuno, col rischio di ritrovarsi gomito a gomito con dei pazzi più
squinternati di noi. È stata, invece, l'ennesima riprova che il piccolo
mondo del kayak da mare è pieno zeppo di belle persone!
E non è solo in mare che abbiamo ricevuto attenzioni e cortesie. Anche
quando sbarcavamo per le soste giornaliere ed i campi notturni abbiamo
trovato tantissimi siciliani sempre pronti ad ospitarci, sfamarci ed
istruirci sulle tradizioni del luogo. Abbiamo scoperto più cose sulla
Sicilia parlando con i nostri vari ospiti che non leggendo tutte le guide
turistiche che avevamo stivato in kayak ed in cinque settimane di incontri
non siamo mai stati capaci di offrire neanche un caffè: "Ci mancherebbe
altro - protestavano tutti - qui siete a casa nostra!"
Grazie a tutti gli amici di kayak che ci hanno accompagnato per un tratto
più o meno lungo, questo 'Sicilia kayak tour 2015' è stato un viaggio
davvero speciale, colorato e ridanciano!
E le risate sono continuate anche alla fine del viaggio: una volta
raggiunta l'Arenella, dopo 34 giorni di navigazione, gli aperitivi
alcoolici del ricevimento organizzato dalla Lega Navale hanno dato l'astura
alle prime battute, le abbondanti libagioni al Bisso Bistrò hanno
accresciuto l'euforia del drappello canoistico ed i lunghi momenti di
riordino dell'attrezzatura nella giornata di sabato hanno segnato la degna
conclusione di un viaggio pieno di chiacchiere esilaranti e di sorrisi
contagiosi!
L'allegra compagnia non si è sciolta neanche durante il viaggio di ritorno:
Alice, Dario e Vincenzo hanno caricato i nostri due Voyager sul solito
furgone e ci hanno riaccompagnato al porto di Palermo; Marco e Laura hanno
sopportato una notte in traghetto con me e Mauro (che ormai russiamo e
puzziamo come due facoceri selvatici!) e ci hanno caricato tutta
l'attrezzatura sul loro furgone diretto a Reggio Emilia; Raffaele e
Francesco hanno puntato la sveglia alle sei e ci hanno aspettato al porto
di Napoli per quattro ore filate, perché le Grandi Navi Veloci di veloce
hanno solo il nome, ma poi accumulano ore di ritardo (la partenza prevista
per le 21 è avvenuta a mezzanotte suonata, con relativa nostra snervante
attesa all'imbarco, tra auto ed articolati in manovra!).
La ciliegina sulla torta è stata la ferale notizia che, dopo ben cinque
settimane in un'officina specializzata, la Mauro-mobile non è pronta:
mancano ancora dei pezzi di ricambio, sono stati ordinati ma ovviamente non
sono arrivati per tempo, se ne riparlera' chissà quando...
Così Raffaele si è fatto carico di trasportare i nostri due Voyager sul suo
furgoncino storico, orgoglioso di mostrare il suo cartello-stivale per la
segnalazione dei carichi sporgenti. Francesco, da par suo, si è subito
offerto di ospitare i due kayak per il tempo necessario presso il suo
studio fotografico: non sono mai stati trattati con tanti riguardi!
È la prima volta che torniamo a casa da un viaggio in kayak senza i kayak!
E senza niente altro! Compriamo al volo due biglietti del treno e risaliamo
lo stivale zaino in spalla, come due scolaretti che rientrano da una gita
fuori porta!
Tornerò a Napoli a ritirare i Voyager e la Mauro-mobile quando si
degneranno di farci sapere che è tutto in ordine... Sarà un'appendice del
viaggio ed una scusa in più per ritrovare gli amici!
Andrea, infine, andrà a Reggio Emilia per ritirare il suo kayak e sarà così
gentile da prelevare dal furgone di Marco&Laura anche le nostre sei sacche
di varia attrezzatura (compresi tutti i tesori che il mare mi ha regalato
durante il viaggio: formine, galleggianti e conchigliette varie!).
Il proverbio che abbiamo imparato in Sicilia poco prima di lasciare l'isola
calza a pennello alla nostra situazione: "Chi è ricco di amici è povero di
guai".
Noi ci siamo arricchiti tantissimo: GRAZIE A TUTTI, di tutto cuore!!!

sabato 22 agosto 2015

Campofelice - Altavilla (33 km) + Altavilla - Palermo (26 km)

Giovedì 20 agosto 2015
Ed invece il viaggio continua!
Puntiamo la sveglia alle sei per controllare lo stato del mare e per capire
se il dumping si è ridotto. All'alba del giorno dopo, sembra tutto un altro
mare, piatto come una tavola. Mi chiedo come abbiamo fatto ieri ad
avvitarci in salti carpiati tripli sulla battigia, uscendone intatti, ora
che la risacca si è ridotta ad ondine di poco più di venti centimetri. Ma
il mare è sempre così, cambia in continuazione e non smette mai di
sorprendere...
Facciamo colazione comodamente seduti ai tavolini tra i quali avevamo
montate le tende e quando arrivano i gestori del bar ordiniamo subito due
caffè ed un cappuccino. Questa ospitalità diffusa ed informale è stata una
delle costanti del viaggio e la disponibilità dei siciliani incontrati,
amici, conoscenti e sconosciuti, ci ha molto colpito ed emozionato!
Cinque ore di sonno ci basteranno per affrontare la penultima giornata di
navigazione?!?
Sonnecchiare in kayak nelle prime ore del mattino ci aiuta a superare senza
grossi traumi il lunghissimo pontile di Termini Imerese ma subito dopo
siamo costretti a svegliarci d'un colpo: dal porto esce una nave-cargo che
in un attimo vira di 90° e ci lascia interdetti... Viriamo anche noi ed
evitiamo la collisione. Ci riesce più difficile, invece, comprendere la
rotta ubriaca di uno degli innumerevoli cafonauti che governa il timone del
suo bel gozzetto colorato coi piedi, anzi col solo piede destro, giuro!
Chissà se riusciremo ad arrivare sani e salvi fino all'Arenella, ora che ci
avviciniamo a Palermo e che il traffico da diporto aumenta... Non ho ancora
capito perché questi "grandi marinai" non si "diportano" da qualche altra
parte!
Il pomeriggio è allietato dalla sosta a Capo Grosso, in una delle due
calette di ciottoli incastonate ai piedi della torre diroccata che si erge
sul promontorio roccioso e frastagliato.
Poi non ci resta che affrontare la costa antropizzata e martoriata e
scegliere un posticino per la notte, l'ultima in tenda. Ci dobbiamo
accontentare di una lingua di sabbia incastrata tra il muraglione della
stazione ferroviaria ed una sfilza di casette abusive (per forza abusive!
chi può mai aver dato la concessione edilizia per costruire sul ciglio del
mare, tra la ferrovia e gli scogli?!? Chi?!?)
Il signore che porta a passeggio sul mare i suoi due "mansueti" rottweiler
non ci degna di uno sguardo e noi speriamo facciano altrettanto le due auto
di carabinieri che passano a far la ronda sulla strada sterrata oltre il
canneto...
La serata si illumina delle stelle che fanno capolino tra le solite
nuvolaglie scure e delle tante lampare che si radunano intorno Allo scoglio
Formica.
Quando la voce metallica degli annunci ferroviari avvisa dell'arrivo del
treno per Messina delle 21.21, io sono già in tenda che piegò il mio bel
vestitino nuovo e mi infilo il mio bel pigiamino vecchio...

Venerdì 21 agosto 2015
L'alba dell'ultimo giorno è emozionante.
Sole, mare, nuvole, riflessi, colori e kayak!
Ci raggiunge subito Giovanni Barca, un canoista di Casteldaccia che si
destreggia con maestria sul suo surfski nonostante le onde al traverso e la
nostra andatura lumacosa.
Ci spiega ogni cosa sulla costa cementata di Bagheria, sul bellissimo borgo
marinaro di Solanto, sul porto pieno di pescherecci di Porticello, sul
piccolo fiordo della frazione di Sant'Elia e su quello che troveremo dopo
Capo Zafferano, oltre il quale proseguiamo da soli perché lui rientra a
casa per pranzo.
Noi, invece, pranziamo in spiaggia, ne cerchiamo una tra gli scogli di
Punta Mongerbino ma poi "scogliettiamo" oltre il capo fino ad Aspra. Siamo
sfortunati, però, sbarchiamo su quella che forse è la caletta più sporca
dell'isola!
Per risollevarci il morale, decidiamo di tagliare il Golfo di Palermo e di
fare rotta diretta all'Arenella, così almeno ci consola il mare!
La traversata si rivela più impegnativa del previsto, tre ore tonde tra
ondicelle frangenti al mascone che rallentano e confondono l'andatura. I
due traghetti che entrano in porto passano lontani ed i pescherecci che
vanno e vengono ci mandano saluti d'intesa... gli unici che ci
impensieriscono sono i soliti cafonauti, che a quest'ora, le sei del
pomeriggio, rientrano tutti all'impazzata...
Il Maestrale ci chiede un ultimo sforzo...
Non ci aspettavamo certo un'accoglienza tanto calorosa, con applausi, foto,
interviste, salatini e spumante! Gli amici che ci ricevono alla Lega Navale
Palermo Arenella sembrano più contenti di noi e ci fanno le feste per
essere ritornati nei tempi previsti al punto di partenza: non potevamo
concludere il periplo della Sicilia in maniera migliore!

venerdì 21 agosto 2015

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Marina di Caronìa - Punta Finale (31 km) + Punta Finale - Campofelice (28 km)

Martedì 18 agosto 2015
Mi sveglia il rumore assordante di una ruspa cingolata che attraversa la
spiaggia e pare intenzionata ad entrarmi in tenda.
Domenico, l'amico di un amico che è passato a salutarci, ci spiega che per
tradizione locale la ruspa viene usata dopo ogni mareggiata per "sistemare"
la spiaggia: sposta quei ciottoli grandi come uova di dinosauro di qua e di
là finché non ne spiana un pezzettino, sufficiente per alare alcune delle
barche tirate in secca o per far aprire l'ombrellone agli ormai rari bagnanti.
Mentre facciamo colazione al bar con le consuete granite di caffè con panna
e brioche ci raggiunge anche Marco, un appassionato canoista di Capo
d'Orlando che ci aveva contattato via mail qualche giorno fa. Ci offre la
colazione ("Siete a casa mia"!) e ci accompagna in kayak fino a S.Stefano
di Camastra, 10 chilometri oltre.
Doppiata la selvaggia e deserta Punta di Caronìa, ricoperta di una folta
macchia mediterranea piegata dal vento, sbarchiamo dopo un paio d'ore in un
piccolo porticciolo, che in realtà si riduce ad una semplice massicciata
allungata in mare (ma almeno questo "porto fatto in casa" non si insabbia
come tutti gli altri!). Ci accomodiamo all'ombra dei pescherecci ed io
riesco anche a schiacciare un pisolino!
La costa è rovinata dai continui piloni dell'autostrada, che ad un certo
punto sembrano proiettarsi verso il cielo per quanto si allontanano a
semicerchio dalla montagna. C'erano oleifici e fabbriche di ceramica, un
tempo, ora solo brutte costruzioni mai terminate che soffocano le due o tre
torri ancora intatte e perfettamente restaurate, in un contrasto che non è
soltanto architettonico.
Il mare, da par suo, è rovinato da una maleodorante patina giallastra che
ci fa pensare alla rottura simultanea dei depuratori della zona. Quello che
prima era saltuario, oggi è purtroppo una costante del viaggio, tanto da
costringerci a limitare allo stretto indispensabile le nostre solite
abluzioni per combattere il caldo. Mauro è irritatissimo ed ogni volta che
avvista nuove macchie galleggianti ci rende partecipi delle sue
considerazioni acide su ecologia, tutela ambientale, sovraffollamento
estivo e... bandiere blu assegnate a casaccio.
Essendo stati fermi per il maltempo una mezza giornata alla foce del fiume
Zappulla vicino Torrenova, ora dobbiamo riallungare a 30 chilometri le
tappe giornaliere che avevamo ridotto a 25. Torniamo così all'iniziale
abitudine di fare una sosta ogni 10 chilometri: per la merenda sbarchiamo a
Castel di Tusa.
Qui ogni paesino arroccato sulla montagna ha lo stesso nome del fiume che
scorre nella valle e della marina costruita a poca distanza (così a Caronìa
e a Pollina). Fa eccezione Tusa, che si intravede sul picco del monte e che
ha dato alla marina il nome del castello, incastonato sulla scogliera
rossastra del piccolo promontorio.
Il bel borgo marinaro è famoso anche per l'art-hotel, un bell'albergo con
stanze arredate da artisti diversi e che si intravedono dalle larghe
vetrate affacciate sulla passeggiata del lungomare. Il pezzo forte è il
ristorante affacciato sul porticciolo, con sedie in legno intarsiato molto
originali, un vero atelier sul mare, "un'ampia sala espositiva che coniuga
il piacere del cibo con l'emozione dell'arte"!
Scorgiamo anche una delle opere di Fiumara d'arte, il più grande parco
scultoreo d'Europa, la " Finestra sul mare" di Tano Festa, una monumentale
struttura in ferro colorato d'azzurro che si collega idealmente all'altra
installazione "La Piramide" che svetta in cima alla montagna e che segna il
38° parallelo.... Peccato solo che la prima, affacciata sul mare, sia stata
recintata con nastri gialli e pertanto resa inaccessibile, tanto da
sembrare ormai un incomprensibile catafalco abbandonato nel nulla... ma
scopriremo poi che è in fase di restauro!
L'ultimo tratto di costa, fino al campo della sera, è tutto controsole ed
il riverbero sull'acqua ci impedisce di apprezzare i vari faraglioni che a
distanze regolari si susseguono fino alla bella Punta Finale.
Schivati un paio di barchini di pseudo-pescatori che con la patente nautica
c'hanno forse avvolto la scorta di vermi, ci avviciniamo al capo
frastagliato, ai suoi scogli affiornanti e alle sue scogliere strapiombanti
proprio al momento del tramonto.
La spiaggia su cui sbarchiamo è la più bella di tutte quelle sin'ora
"colonizzate", con la sabbia di vari colori e con ciottolini levigati di
tantissime tonalità diverse.
Per la prima volta dopo tanto tempo assistiamo all'esibizione del sole che
si tuffa in mare, e anche se le nuvole basse sull'orizzonte fagocitano il
disco di fuoco prima del dovuto, per una buona mezz'ora non facciamo altro
che starcene seduti in prima fila a goderci lo spettacolo, fino a che non
cala il sipario della notte.
Sotto un cielo stellato come pochi e con le lucine di Cefalù ad illuminare
l'orizzonte, ci raduniamo intorno ai fornelli da campo: cenare così, seduti
in riva al mare, ha tutto un altro sapore!
Anche se il faro di Cefalù illumina l'interno delle tende ogni cinque
secondi, io crollo al secondo lampeggio...

Mercoledì 19 agosto 2015
Mi sveglio prima del solito e per occupare il tempo mi dedico ad una delle
mie attività preferite, raccogliere e comporre sassi...
La giornata si preannuncia interessante.
La spiaggia è talmente bella, e rimane deserta talmente a lungo, che noi
prendiamo il largo quando è quasi mezzogiorno. Il gentile Grecalino che
ieri che spingeva dal giardinetto ha oggi lasciato il posto ad un meno
gentile Maestralino, che speriamo almeno non rinforzi troppo. In un paio
d'ore raggiungiamo la nostra meta per il pranzo.
Chi dice che Cefalù è bella non c'è mai arrivato dal mare da oriente! Bello
il promontorio con quell'invitante forma di una brioche gigante, col
castello dalle mura merlate proprio sul cima abbombata, e bella anche la
torre arroccata sulla scogliera rossastra. Peccato per i due grossi
alberghi bianchi: un pugno nello stomaco!
Ma i saraceni costruivano torri in pietra per renderle visibili? Perché non
spediamo gli architetti nostrani a seguire un corso di "mimetismo
ambientale" a Cargese, in Corsica, oppure nella Camargue francese o anche
solo sulla riviera ligure?!? Ma perché mai sembra che qui tutti siano
impegnati a rovinare il bello, maltrattare l'ambiente ed umiliare l'isola?!?
Ed il versante occidentale del paese di Cefalù non è certo più attraente.
Fatto salvo il bianco faro slanciato, che però campeggia sopra i
depuratori, e le casette balconate costruite a strapiombo sul mare, e tutto
il borgo antico accovacciato ai piedi della rocca, il resto del lungomare è
intasato di brutti alberghi, venditori ambulanti ed ombrelloni.
Come se non bastasse, ci si mette pure un "cafonauta a motore" a tagliarci
la rotta, passando ad una pagaia dai nostri kayak, e col senno di poi,
avremmo potuto tirargliela dietro, la pagaia! Scatto una foto ravvicinata
per prendere la targa e gli urlo ormai da lontano che faremo una
segnalazione alla Guardia Costiera, ma Andrea osserva serafico: "Quelli
neanche sanno cos'è, la Guardia Costiera!"
L'unica nota positiva è che trovo un vestitino nuovo per dare il cambio a
quello storico ormai tutto strappato. Dario e Vincenzo sarebbero orgogliosi
di me: ho fatto quello che le donne devono fare, shopping, senza neanche
allontanarmi più di tre passi dalla prua del mio kayak!
Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo e ci chiediamo perché nessuno
sia a prendere il sole sulle spiagge dei Settefrati, molto più belle e
selvagge di quelle affollate di Cefalù e circondate dalla macchia profumata
a terra e dagli scogli affioranti a mare.
Poi succede quel che doveva succedere: il Maestrale cresce e gonfia il
mare, i frangenti rigano tutta la costa ed il rumore del dumping a riva
comincia a diventare preoccupante. Ma di raggiungere il porto di Termini
Imerese non se ne parla, è distante oltre 10 chilometri e non vogliamo
attraversare all'imbrunire l'agglomerato industriale ed il polo
petrolchimico...
Eseguiamo allora uno sbarco "comico", rotolando nel dumping di un metro e
mezzo, rompendo il maniglione di poppa nel tentativo (fallito!) di
trattenere il kayak dagli assalti delle onde e gattonando esausti sulla
battigia... contenti di essere usciti indenni da quella centrifuga impazzita.
A saldo riportiamo una sbucciatura al ginocchio per lo sfregamento sulla
sabbia ed una segnalazione alla Guardia Costiera. Sventiamo l'intervento
parlando con l'Ispettore Capo dal cellulare della signora che ha lanciato
l'allarme e spiegando che il quarto canoista avvistato era solo la boa
rossa dello stabilimento balneare, che dopo poco vediamo rotolare a riva
accanto ai nostri kayak, strappata dal mare e stropicciata quanto noi...
Trascorriamo poi una piacevolissimo serata in compagnia di Filippo, che ci
raggiunge in spiaggia con tutta la famigliola per sapere di noi e del
periplo dell'isola, e per conoscerci di persona dopo aver seguito per
settimane il nostro viaggio sul blog.
La Sicilia è piena di bella gente, accogliente e generosa, entusiasta ed
attaccata alla propria terra, disposta a spendere tempo ed energie per
progetti creativi e di recupero delle tradizioni. Filippo e la moglie sono
così, ricchi di idee, curiosi e felici di far crescere il figlio dagli
occhi grandi in un posto più "pulito" di quello della loro infanzia.
Ci offrono la cena, e non riusciamo a sdebitarci in nessun altro modo, se
non riempiendo la serata delle nostre chiacchiere kayakkere...
Il cielo è coperto di nuvole, non brilla neanche una stella e l'orizzonte
si perde nel mare nero: chissà se anche stavolta riusciamo a scampare al
"solito" temporale notturno. Dormiamo sul tavolato del bar sulla spiaggia
che ci ospita per la penultima notte di viaggio.
Se domani il dumping scompare, potremo riprendere la navigazione,
altrimenti il giro finisce qui, insabbiato ai piedi di Campofelice...

mercoledì 19 agosto 2015

Check-in/OK messaggio dal Tatiyak SPOT Localizzatore SPOT Personal Tracker

Tatiyak SPOT
Latitudine:37.99655
Longitudine:13.87674
Posizione GPS Data/Ora:08/19/2015 20:18:53 CEST

Messaggio:Sicilia Kayak Tour 2015.
Stiamo bene e il viaggio prosegue come programmato...

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http://fms.ws/P--q4/37.99655N/13.87674E

Se il link sopra non funziona , provate questo link:
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Tatiyak SPOT
Latitudine:38.03854
Longitudine:14.01974
Posizione GPS Data/Ora:08/19/2015 14:20:30 CEST

Messaggio:Sicilia Kayak Tour 2015.
Stiamo bene e il viaggio prosegue come programmato...

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martedì 18 agosto 2015

Check-in/OK messaggio dal Tatiyak SPOT Localizzatore SPOT Personal Tracker

Tatiyak SPOT
Latitudine:38.02433
Longitudine:14.14423
Posizione GPS Data/Ora:08/18/2015 19:56:56 CEST

Messaggio:Sicilia Kayak Tour 2015.
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Tatiyak SPOT
Latitudine:38.01516
Longitudine:14.35643
Posizione GPS Data/Ora:08/18/2015 12:16:26 CEST

Messaggio:Sicilia Kayak Tour 2015.
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lunedì 17 agosto 2015

San Gregorio - Torrenova (11 km) + Torrenova - Marina di Caronìa (30 km)

Domenica 16 agosto 2015
Dopo una notte silenziosa e soporifera, ci svegliamo col primo sole delle
sette, che sembra finalmente tornato a splendere dopo giorni di temporali.
Sembra. Poco dopo colazione, infatti, il cielo si rannuvola ed il mare
passa da un vivace verde smeraldo ad un rilassante grigio perla. Oggi non
ho bisogno di riparare gli occhiali per l'ennesima volta, sono ormai
all'accanimento terapeutico, come dice Mauro di alcuni pezzi della mia
attrezzatura, compreso il vestitino che mi accompagna dal 2001 e che ormai
è talmente sfilacciato da non poter sopportare altri rammendi ed altri viaggi.
Almeno non piove.
Capo d'Orlando ci ricorda Tindari, in piccolo, col bel promontorio ed una
striscia di sabbia ai piedi del santuario. Appena raggiunto il faro
rossastro, però, ci accorgiamo che con Tindari non ha altro da spartire,
visto che il lungomare qui è ingombro di frangiflutti, alberghi e traffico.
Ed è così per oltre 10 chilometri!
Il cielo è carico di nuvoloni scuri e nel frattempo il Maestrale cresce, e
con lui anche la risacca a riva.
Da queste parti non esistono porticcioli, le varie barche da diporto
vengono tirate in secca direttamente sulla spiaggia. Verso l'ora di pranzo,
quando il mare s'è popolato di tante pecorelle bianche, scorgiamo una
massicciata alla foce del fiume Zappulla che offre un minimo riparo dalle
onde e rende possibile lo sbarco. Intravediamo le bandiere di quello che da
lontano sembra un campeggio e, visto che scarseggiano i viveri, dopo pranzo
ci mettiamo alla ricerca di un market. Troviamo invece i nostri amici Laura
e Marco che, seguengo la posizione "spot" e armati di binocolo, cercano noi.
La birra è d'obbligo, ed anche un gelato.
Quando torniamo ai kayak, senza provviste ma con una scorta di risate,
capiamo che l'imbarco è oltremodo problematico. Il vento che doveva calare
ha invece rinforzato ed è girato quel poco da annullare il riparo del
frangiflutti. Le onde spumeggianti rompono a riva con tutta la loro potenza
ed ogni frangente, sempre più corposo del precedente, lancia in aria
schiocchi improvvisi e preoccupanti. Le lingue d'acqua lambiscono i nostri
kayak, che avevamo tirato in secca fin quasi a metà spiaggia. Contiamo i
secondi tra un treno d'onde e l'altro: non sono mai sufficienti a farci
uscire dalle secche, ricoperte da altri frangenti...
Non ci resta che rimandare l'imbarco.
Marco si offre di guidare fino al bel paesino che scorgiamo arroccato su un
cucuzzolo dei Monti Ebrodi, San Marco d'Alunzio, tutto tornanti, case a
strapiombo e viuzze lastricate. Ceniamo ad un'ora inglese con arancini al
pistacchio, teglie di focaccia e "lattupitta", il tipico pane fritto
locale, servito con prosciutto e mozzarella. Da leccarsi i baffi!
Montiamo le tende sul campo da tennis circondato da oleandri e abbandonato
come il villaggio turistico tutti all'intorno.
Una stellata straordinaria prende il posto dei nuvoloni e tutta la pioggia
cade sul campeggio di Laura & Marco...

Lunedì 17 agosto 2015
Oggi che potevamo dormire fino a tardi, all'ombra degli oleandri, ci tocca
puntare la sveglia alle sei. Il vento è calato, le onde pure, ed è meglio
per noi prendere il mare quanto prima e lasciare questo posto...
L'imbarco è impegnativo ma molto più semplice di quanto si prospettava
ieri, tanto che riusciamo a farlo in autonomia. Alle 8,30 siano in kayak,
alle 8,40 finiamo di svuotare il mio pozzetto dall'acqua (ho mancato ancora
una volta il sincrono con l'onda!) e alle 10,30 entriamo nel mezzo strano
finto porto di S.Agata di Militello, 10 chilometri più in là.
Sosta per la spesa e per la seconda colazione, poi avanti ad oltranza.
La costa sarebbe anche bella, con lunghe spiagge di ciottoli all'ombra di
piante lussureggianti, ma la risacca ci costringe a pagaiare al largo, e da
lontano scorgiamo soltanto i piloni degli "scavalcavalle" di ferrovia,
statale ed autostrada... Ed i nuvoloni che si addensano prima sui monti e
poi sul mare.
Mauro si lamenta: "Mi sto abbioccando", ed io "Vuoi che ti racconti una
storia?" - "No, preferisco contare le onde" - "Ah, bello, a quanto stai?" -
"A due!"
Laura e Marco ci raggiungono a Marina di Caronìa appena sbarcati tra ondone
che si son mangiate la spiaggetta. Tiriamo i kayak in secca con gran fatica
perché il dislivello è notevole e per fortuna corrono ad aiutarci un paio
di ragazzi. Ceniamo tutti insieme al baretto vicino e montiamo le tende su
granelli di sabbia grandi come uova di dinosauro al ritmo di "Staying Alice" & "L'estate sta finendo"...

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Tatiyak SPOT
Latitudine:38.03504
Longitudine:14.44539
Posizione GPS Data/Ora:08/17/2015 17:58:20 CEST

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Tatiyak SPOT
Latitudine:38.07017
Longitudine:14.62557
Posizione GPS Data/Ora:08/17/2015 11:02:28 CEST

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domenica 16 agosto 2015

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Tatiyak SPOT
Latitudine:38.12214
Longitudine:14.70267
Posizione GPS Data/Ora:08/16/2015 13:15:58 CEST

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sabato 15 agosto 2015

Tindari - Tindari (10 km) + Tindari - San Gregorio (31 km)

Venerdì 14 agosto 2015
Dopo tre giorni di temporali, oggi che è finalmente tornato il bel tempo
decidiamo di star fermi nello stesso posto: trascorriamo una giornata di
completo relax e, non riuscendo a stare lontano dai kayak, scegliamo di
"scogliettare" lungo la Riserva Naturale di Tindari.
In ottima compagnia.
Laura e Marco sono in campeggio a Marinello, a due passi dalla riserva.
Avrebbero dovuto pagaiare insieme a noi per due settimane, da Milazzo a
Palermo, ma la schiena di Marco non ha gradito il programma e lo ha
bloccato a terra da diverse settimane, forse da quando ha finito di
studiare il viaggio e di scegliere i punti di possibile sbarco di
quest'ultimo tratto (li stiamo usando con profitto ad ogni tappa, come se
fosse anche lui in viaggio con noi!). Oggi però i dolori sembrano
accettabili (ma forse no) e tutti e due si uniscono al gruppo di
esplorazione delle varie calette della riserva, che si susseguono tra
faraglioni de archi naturali poco oltre la famosa lingua di sabbia che
circonda i laghetti salmastri di Marinello. Ci raggiungono in kayak anche
Francesco ed il suo amico Nuccio. Con Francesco avevamo da tempo concordato
un baratto per me assai vantaggioso: una bellissima conchiglia "argonauta"
per un corso di eskimo. Pensavo non saremmo mai riusciti a rispettare il
contratto ma questa giornata di pausa casca a fagiolo. E pure la caletta
scelta per la lunga sosta del pranzo, lunga abbastanza per giocare in acqua
ed imparare a... fare capriole dal kayak!
Rientriamo al campo base e trascorriamo anche il resto della serata in
ottima compagnia, cenando in uno dei ristorantini che dall'alto della rocca
di Tindari si affacciano sul mare (ma non riusciamo a scorgere i nostri kayak).
L'unica nota negativa della giornata sono i lunghi e chiassosi
festeggiamenti della vigilia di ferragosto, con falò in spiaggia, "lanterne
volanti" e fuochi d'artificio, che pure sarebbero tutte cose gradevoli, se
non fosse per la musica sparata a tutto volume e per le urla di questa
beata gioventù che si ubriaca fino all'alba... forse stiamo diventando
vecchi, ma noi abbiamo bisogno di dormire!

Sabato 15 agosto 2015
Facciamo colazione con la rituale granita di caffè con panna e brioche per
riprenderci dalla notte insonne e calibriamo l'imbarco sull'arrivo in
spiaggia dei primi bagnanti caciaroni. Scappiamo quando una combriccola di
ragazzini urlanti iniziano a sguazzare davanti ai nostri kayak ed i
genitori li rimproverano urlando testualmente "Ma perché urlate?!".
I primi 12 chilometri sono tutti controvento e subito dopo Capo Tindari ci
avvicina il gommone della Guardia Costiera, l'unica imbarcazione oggi in
mare, per suggerirci di pagaiare più vicino alla costa. Volevamo "tagliare"
su Saliceto, seguendo le indicazioni di Dario, ma ci tocca costeggiare
Patti Marina ed i suoi "ospedali psichiatrici" costruiti fin sotto i piloni
dell'autostrada...
Dopo tre ore di sudore&fatica raggiungiamo Dario e la sua famigliola,
raccolta all'ombra di due ombrelloni di foglie di palma, giusto in tempo
per evitare l'ennesimo minaccioso temporale estivo, che anche oggi sembra
intenzionato a raggiungerci. I nuvoloni neri chiudono il cielo ed il vento
gira di 180°, ma solo fino a quando non decidiamo di risalire in kayak (in
ragione della famigerata legge di Murphy del canoista, secondo cui il vento
soffia sempre in direzione contraria alla rotta scelta!).
Scampiamo il temporale, che torna verso Tindari ad infastidire Laura&Marco,
ed anche se avevamo deciso di accorciare le tappe da 33 a 25 chilometri,
oggi ci tocca pagaiare oltre Capo Calava' e fin quasi a Capo d'Orlando
perché le onde gonfiate dal Maestrale formano un bel dumping, in cui
rotolano esemplari umani giovani ed adulti, all'apparenza contenti di farsi
sbatacchiare sulla battigia dai riccioli spumeggianti del mare.
Passiamo lo scoglio di Brolo, che sembra voler duplicare quello di Patti
del golfo precedente, e ci accampiamo appena dopo il tramonto su una bella
spiaggia di sabbia bianca e fine, sotto la ferrovia ed il cielo stellato.