SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

La Sicilia, con il suo sviluppo costiero di poco più di 1000 Km, è la più estesa isola del Mar Mediterraneo.
Abbiamo già pagaiato in inverno l'arcipelago delle Isole Eolie, in estate quello delle Isole Egadi, più altri piccoli tratti di costa nei dintorni di Trapani, Catania e Palermo.
Ora è arrivato il momento di effettuarne il periplo completo: dal 19 luglio al 22 agosto saremo in navigazione attorno all'Isola.
Le percorrenze medie giornaliere sono stimate in circa 32 Km.
Se volete partecipare, anche solo per un periodo, sarete i benvenuti.
Tatiana e Mauro

giovedì 20 agosto 2015

Marina di Caronìa - Punta Finale (31 km) + Punta Finale - Campofelice (28 km)

Martedì 18 agosto 2015
Mi sveglia il rumore assordante di una ruspa cingolata che attraversa la
spiaggia e pare intenzionata ad entrarmi in tenda.
Domenico, l'amico di un amico che è passato a salutarci, ci spiega che per
tradizione locale la ruspa viene usata dopo ogni mareggiata per "sistemare"
la spiaggia: sposta quei ciottoli grandi come uova di dinosauro di qua e di
là finché non ne spiana un pezzettino, sufficiente per alare alcune delle
barche tirate in secca o per far aprire l'ombrellone agli ormai rari bagnanti.
Mentre facciamo colazione al bar con le consuete granite di caffè con panna
e brioche ci raggiunge anche Marco, un appassionato canoista di Capo
d'Orlando che ci aveva contattato via mail qualche giorno fa. Ci offre la
colazione ("Siete a casa mia"!) e ci accompagna in kayak fino a S.Stefano
di Camastra, 10 chilometri oltre.
Doppiata la selvaggia e deserta Punta di Caronìa, ricoperta di una folta
macchia mediterranea piegata dal vento, sbarchiamo dopo un paio d'ore in un
piccolo porticciolo, che in realtà si riduce ad una semplice massicciata
allungata in mare (ma almeno questo "porto fatto in casa" non si insabbia
come tutti gli altri!). Ci accomodiamo all'ombra dei pescherecci ed io
riesco anche a schiacciare un pisolino!
La costa è rovinata dai continui piloni dell'autostrada, che ad un certo
punto sembrano proiettarsi verso il cielo per quanto si allontanano a
semicerchio dalla montagna. C'erano oleifici e fabbriche di ceramica, un
tempo, ora solo brutte costruzioni mai terminate che soffocano le due o tre
torri ancora intatte e perfettamente restaurate, in un contrasto che non è
soltanto architettonico.
Il mare, da par suo, è rovinato da una maleodorante patina giallastra che
ci fa pensare alla rottura simultanea dei depuratori della zona. Quello che
prima era saltuario, oggi è purtroppo una costante del viaggio, tanto da
costringerci a limitare allo stretto indispensabile le nostre solite
abluzioni per combattere il caldo. Mauro è irritatissimo ed ogni volta che
avvista nuove macchie galleggianti ci rende partecipi delle sue
considerazioni acide su ecologia, tutela ambientale, sovraffollamento
estivo e... bandiere blu assegnate a casaccio.
Essendo stati fermi per il maltempo una mezza giornata alla foce del fiume
Zappulla vicino Torrenova, ora dobbiamo riallungare a 30 chilometri le
tappe giornaliere che avevamo ridotto a 25. Torniamo così all'iniziale
abitudine di fare una sosta ogni 10 chilometri: per la merenda sbarchiamo a
Castel di Tusa.
Qui ogni paesino arroccato sulla montagna ha lo stesso nome del fiume che
scorre nella valle e della marina costruita a poca distanza (così a Caronìa
e a Pollina). Fa eccezione Tusa, che si intravede sul picco del monte e che
ha dato alla marina il nome del castello, incastonato sulla scogliera
rossastra del piccolo promontorio.
Il bel borgo marinaro è famoso anche per l'art-hotel, un bell'albergo con
stanze arredate da artisti diversi e che si intravedono dalle larghe
vetrate affacciate sulla passeggiata del lungomare. Il pezzo forte è il
ristorante affacciato sul porticciolo, con sedie in legno intarsiato molto
originali, un vero atelier sul mare, "un'ampia sala espositiva che coniuga
il piacere del cibo con l'emozione dell'arte"!
Scorgiamo anche una delle opere di Fiumara d'arte, il più grande parco
scultoreo d'Europa, la " Finestra sul mare" di Tano Festa, una monumentale
struttura in ferro colorato d'azzurro che si collega idealmente all'altra
installazione "La Piramide" che svetta in cima alla montagna e che segna il
38° parallelo.... Peccato solo che la prima, affacciata sul mare, sia stata
recintata con nastri gialli e pertanto resa inaccessibile, tanto da
sembrare ormai un incomprensibile catafalco abbandonato nel nulla... ma
scopriremo poi che è in fase di restauro!
L'ultimo tratto di costa, fino al campo della sera, è tutto controsole ed
il riverbero sull'acqua ci impedisce di apprezzare i vari faraglioni che a
distanze regolari si susseguono fino alla bella Punta Finale.
Schivati un paio di barchini di pseudo-pescatori che con la patente nautica
c'hanno forse avvolto la scorta di vermi, ci avviciniamo al capo
frastagliato, ai suoi scogli affiornanti e alle sue scogliere strapiombanti
proprio al momento del tramonto.
La spiaggia su cui sbarchiamo è la più bella di tutte quelle sin'ora
"colonizzate", con la sabbia di vari colori e con ciottolini levigati di
tantissime tonalità diverse.
Per la prima volta dopo tanto tempo assistiamo all'esibizione del sole che
si tuffa in mare, e anche se le nuvole basse sull'orizzonte fagocitano il
disco di fuoco prima del dovuto, per una buona mezz'ora non facciamo altro
che starcene seduti in prima fila a goderci lo spettacolo, fino a che non
cala il sipario della notte.
Sotto un cielo stellato come pochi e con le lucine di Cefalù ad illuminare
l'orizzonte, ci raduniamo intorno ai fornelli da campo: cenare così, seduti
in riva al mare, ha tutto un altro sapore!
Anche se il faro di Cefalù illumina l'interno delle tende ogni cinque
secondi, io crollo al secondo lampeggio...

Mercoledì 19 agosto 2015
Mi sveglio prima del solito e per occupare il tempo mi dedico ad una delle
mie attività preferite, raccogliere e comporre sassi...
La giornata si preannuncia interessante.
La spiaggia è talmente bella, e rimane deserta talmente a lungo, che noi
prendiamo il largo quando è quasi mezzogiorno. Il gentile Grecalino che
ieri che spingeva dal giardinetto ha oggi lasciato il posto ad un meno
gentile Maestralino, che speriamo almeno non rinforzi troppo. In un paio
d'ore raggiungiamo la nostra meta per il pranzo.
Chi dice che Cefalù è bella non c'è mai arrivato dal mare da oriente! Bello
il promontorio con quell'invitante forma di una brioche gigante, col
castello dalle mura merlate proprio sul cima abbombata, e bella anche la
torre arroccata sulla scogliera rossastra. Peccato per i due grossi
alberghi bianchi: un pugno nello stomaco!
Ma i saraceni costruivano torri in pietra per renderle visibili? Perché non
spediamo gli architetti nostrani a seguire un corso di "mimetismo
ambientale" a Cargese, in Corsica, oppure nella Camargue francese o anche
solo sulla riviera ligure?!? Ma perché mai sembra che qui tutti siano
impegnati a rovinare il bello, maltrattare l'ambiente ed umiliare l'isola?!?
Ed il versante occidentale del paese di Cefalù non è certo più attraente.
Fatto salvo il bianco faro slanciato, che però campeggia sopra i
depuratori, e le casette balconate costruite a strapiombo sul mare, e tutto
il borgo antico accovacciato ai piedi della rocca, il resto del lungomare è
intasato di brutti alberghi, venditori ambulanti ed ombrelloni.
Come se non bastasse, ci si mette pure un "cafonauta a motore" a tagliarci
la rotta, passando ad una pagaia dai nostri kayak, e col senno di poi,
avremmo potuto tirargliela dietro, la pagaia! Scatto una foto ravvicinata
per prendere la targa e gli urlo ormai da lontano che faremo una
segnalazione alla Guardia Costiera, ma Andrea osserva serafico: "Quelli
neanche sanno cos'è, la Guardia Costiera!"
L'unica nota positiva è che trovo un vestitino nuovo per dare il cambio a
quello storico ormai tutto strappato. Dario e Vincenzo sarebbero orgogliosi
di me: ho fatto quello che le donne devono fare, shopping, senza neanche
allontanarmi più di tre passi dalla prua del mio kayak!
Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo e ci chiediamo perché nessuno
sia a prendere il sole sulle spiagge dei Settefrati, molto più belle e
selvagge di quelle affollate di Cefalù e circondate dalla macchia profumata
a terra e dagli scogli affioranti a mare.
Poi succede quel che doveva succedere: il Maestrale cresce e gonfia il
mare, i frangenti rigano tutta la costa ed il rumore del dumping a riva
comincia a diventare preoccupante. Ma di raggiungere il porto di Termini
Imerese non se ne parla, è distante oltre 10 chilometri e non vogliamo
attraversare all'imbrunire l'agglomerato industriale ed il polo
petrolchimico...
Eseguiamo allora uno sbarco "comico", rotolando nel dumping di un metro e
mezzo, rompendo il maniglione di poppa nel tentativo (fallito!) di
trattenere il kayak dagli assalti delle onde e gattonando esausti sulla
battigia... contenti di essere usciti indenni da quella centrifuga impazzita.
A saldo riportiamo una sbucciatura al ginocchio per lo sfregamento sulla
sabbia ed una segnalazione alla Guardia Costiera. Sventiamo l'intervento
parlando con l'Ispettore Capo dal cellulare della signora che ha lanciato
l'allarme e spiegando che il quarto canoista avvistato era solo la boa
rossa dello stabilimento balneare, che dopo poco vediamo rotolare a riva
accanto ai nostri kayak, strappata dal mare e stropicciata quanto noi...
Trascorriamo poi una piacevolissimo serata in compagnia di Filippo, che ci
raggiunge in spiaggia con tutta la famigliola per sapere di noi e del
periplo dell'isola, e per conoscerci di persona dopo aver seguito per
settimane il nostro viaggio sul blog.
La Sicilia è piena di bella gente, accogliente e generosa, entusiasta ed
attaccata alla propria terra, disposta a spendere tempo ed energie per
progetti creativi e di recupero delle tradizioni. Filippo e la moglie sono
così, ricchi di idee, curiosi e felici di far crescere il figlio dagli
occhi grandi in un posto più "pulito" di quello della loro infanzia.
Ci offrono la cena, e non riusciamo a sdebitarci in nessun altro modo, se
non riempiendo la serata delle nostre chiacchiere kayakkere...
Il cielo è coperto di nuvole, non brilla neanche una stella e l'orizzonte
si perde nel mare nero: chissà se anche stavolta riusciamo a scampare al
"solito" temporale notturno. Dormiamo sul tavolato del bar sulla spiaggia
che ci ospita per la penultima notte di viaggio.
Se domani il dumping scompare, potremo riprendere la navigazione,
altrimenti il giro finisce qui, insabbiato ai piedi di Campofelice...

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