SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

La Sicilia, con il suo sviluppo costiero di poco più di 1000 Km, è la più estesa isola del Mar Mediterraneo.
Abbiamo già pagaiato in inverno l'arcipelago delle Isole Eolie, in estate quello delle Isole Egadi, più altri piccoli tratti di costa nei dintorni di Trapani, Catania e Palermo.
Ora è arrivato il momento di effettuarne il periplo completo: dal 19 luglio al 22 agosto saremo in navigazione attorno all'Isola.
Le percorrenze medie giornaliere sono stimate in circa 32 Km.
Se volete partecipare, anche solo per un periodo, sarete i benvenuti.
Tatiana e Mauro

venerdì 31 luglio 2015

Marina di Palma - Falconara (33 km) + Falconara - Marina di Acate (35 km)

Mercoledì 29 luglio 2015
Montiamo la tenda nel centro del paese, tra le giostre dei bambini ed il
karaoke del martedì sera. Parole urlate e canzoni stonate hanno su di noi
l'effetto di una ninna-nanna: crolliamo all'istante, dormiamo come due
angioletti e la mattina dopo ci svegliamo quando il sole è ormai alto. Qui
nessuno sembra far caso a noi. Con tutta calma smontiamo il campo e
facciamo colazione al bar sul porto con cappuccino, cornetto e triplo gelato.
Siamo lenti anche oggi, ma confidiamo nel vento. Il Ponente arriva regolare
e ci fa avanzare 'gratis' lungo il promontorio frastagliato ad est di
Marina di Palma, poi oltre le lunghe spiagge poco frequentate dai bagnanti
(forse per via del vento) ma predilette da pochi kite-surfer (forse per lo
stesso motivo). Uno più curioso degli altri arriva ad incrociare la nostra
rotta a pochi metri dalle prue dei Voyager e con un gran sorriso alza il
pollice al cielo in segno di approvazione. Lui torna subito indietro, noi
proseguiamo oltre.
Uno scoglio a forma di rinoceronte, la Rocca di San Nicola, poi una bella
torre senza nome a base esagonale e poco oltre un affollatissimo
stabilimento balneare nel golfetto ridossato di Monte Sole aprono il vasto
porto di Licata, che vanta una doppia serie di dighe foranee ed uno dei
fari più belli della Sicilia, peccato che sia così lontano dall'imboccatura
da non entrare nelle nostre foto.
Scivoliamo facilmente sulle onde, oggi si che possiamo inserire il pilota
automatico, ormai il Voyager s'è abituato al mare di poppa e noi siamo
contenti di lasciarlo andare a briglia sciolta... Senza quasi accorgercene,
arriviamo al tramonto alla Punta delle due rocche, nei pressi di Falconara,
e quando due lucine si accendono ai piani alti del castello noi siamo già
alle prese con materassini e sacchi a pelo.

Giovedì 30 luglio 2015
L'acqua è lattiginosa e nella calma del mattino tutto intorno a noi sembra
immobile.
Il panorama costiero fino a Gela è molto bello, con dune alte e costoni
rocciosi scavati dalla pioggia e dal vento. Anche Gela sarebbe una
cittadina carina, vista dal mare è senza dubbio una delle più accattivanti
della costa sin'ora esplorata. Neanche quel palazzaccio enorme sul porto
disturba più di tanto. È il pontile del polo petrolchimico che rovina tutto!
È talmente allungato in mare che sembra non finire mai, protetto al largo
da una diga foranea disseminata di luci e fanali. Ci mettiamo più di due
ore a passarlo, complice un venticello contrario che rallenta la nostra
andatura.
Speriamo di rifarci gli occhi non appena raggiunta la riva orientale, ma
oltre le ciminiere le cisterne è tutto un fiorire di serre sul mare che mi
mettono una grande tristezza addosso: molte sono state mangiate dal mare,
letteralmente, altre sono all'apparenza abbandonate, tra le tante ancora
attive spuntano ville porticate mai terminate, simbolo forse di un'attività
un tempo fiorente oppure di un abusivismo edilizio purtroppo imperante.
Le belle dune che lambiscono le serre sono state a loro volta rovinate
dalla cementificazione selvaggia, soffocate da brutte case ormai
abbandonate, che chissà perché sono state costruite proprio lì, così a
ridosso del mare che il mare se l'è presto scrollate di dosso; ovunque
sulla battigia sono disseminati i resti delle cassette di polistirolo usate
nei vivai e nelle serre e, cosa ancora più inquietante, nelle retrovie
spuntano a distanza regolare fumate nere che la leggera brezza serale non
riesce a disperdere.
Quando ero piccola ed abitavo in campagna mi avevano spiegato che non si
doveva bruciare la plastica, altrimenti il fumo, solitamente chiaro delle
sterpaglie, diventava subito nero e puzzolente. Non saremo certo i soli a
notare queste sospette fumaiole nel cuore della Riserva Naturale delle
Riviere di Gela... ma la serata non finisce così: sbarchiamo appena oltre
l'abitato disordinato di Marina di Acate, vicino ad un gruppetto di
pescatori che stanno ritirando le lenze. Soffriamo in silenzio ma non ci
stupiamo: perché buttare le bottiglie di plastica nei cestini, che pure
arredano il lungomare, quando le dune circostanti sono tutte (tutte!)
ricoperte dei teloni di copertura delle serre?!?

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